L'assassinio di Charlie Kirk il 10 settembre 2025 segna uno spartiacque nella politica americana. L'influencer conservatore di 31 anni è stato ucciso durante un evento del suo campus tour, diventando il simbolo di una rivoluzione che ha trasformato il modo in cui si fa politica negli Stati Uniti.
Un mese prima della sua morte, Kirk finisce in un episodio di South Park. Nella sitcom animata il bambino terribile Eric Cartman ne copia movenze e toni aggressivi. Kirk non se la prende, definendo la puntata «esilarante» e «una medaglia d'onore» - la dimostrazione dell'enorme popolarità raggiunta dall'attivista che arriva a suggerire a Donald Trump il nome del suo vice presidente, J.D. Vance.
Kirk aveva costruito un impero digitale che superava persino Fox News per numero di follower. La sua organizzazione Turning Point USA, fondata nel 2012 quando aveva solo 18 anni, è cresciuta fino a raccogliere 92 milioni di dollari nel 2023 e conta 250.000 membri studenti, secondo dati ufficiali dell'organizzazione.
L'ascesa di un enfant prodige
La parabola di Kirk inizia nei sobborghi di Chicago, cristiano evangelico fino al midollo. Ha solo 17 anni quando si offre come volontario per una campagna senatoriale vincente. Al liceo lancia una battaglia contro il prezzo dei biscotti che lo porta sugli schermi di Fox News, dove denuncia serissimo la tendenza progressista dei manuali scolastici.
La svolta arriva a 19 anni con la fondazione di Turning Point USA insieme al pensionato del Tea Party Bill Montgomery. Video dopo video, comizio dopo comizio viene incoronato re dei giovani repubblicani. Trump, in difficoltà nell'ottenere il consenso della Gen Z, si affida a lui per una ricetta che intreccia la potenza dei nuovi media con la forza dell'interazione dal vivo.
Il suo podcast "The Charlie Kirk Show" era secondo per popolarità solo a quello di Joe Rogan. Un fenomeno che ha dimensioni impressionanti: un americano adulto su cinque segue la politica attraverso i content creator, secondo il Pew Research Institute.
Le provocazioni che conquistano
Kirk diventa famoso per il "prove me wrong" - dimostrami che sto sbagliando. Un corpo a corpo con gli studenti di sinistra nei campus universitari che esalta la base conservatrice. L'idea è quella dell'«own the libs», «sottomettere i progressisti», con toni e argomenti eccessivi che spiazzano gli interlocutori.
È capace di definire Martin Luther King «un uomo cattivo», di dire che le donne dovrebbero sposarsi prima dei 25 anni, di denunciare l'«anarchia sessuale responsabile della decrescita demografica». Arriva persino a stilare una lista nera di docenti universitari di tendenze pericolosamente progressiste.
Rob Flyerty, vicedirettore della campagna di Kamala Harris, aveva ammesso che «non ha più valore parlare con il New York Times o con il Washington Post, quei lettori sono già con noi». Una rivoluzione che ha coinvolto anche Laura Loomer, con 1,8 milioni di follower, e la cospirazionista Candace Owens.
Risposta senza precedenti
Il Dipartimento di Stato americano ha revocato i visti a sei persone che avevano celebrato online l'assassinio di Kirk. La misura rappresenta una risposta istituzionale senza precedenti che dimostra quanto sia considerata grave la minaccia ai content creator politici.
Kirk ha ricevuto postumo la Freedom Medal durante una cerimonia nel Rose Garden della Casa Bianca. L'evento ha sottolineato il riconoscimento ufficiale del ruolo cruciale degli influencer nella democrazia americana, trasformando il suo assassinio in una «messa MAGA» in mondovisione.
Un fenomeno che supera i confini
Il modello non si limita agli Stati Uniti. Il governo israeliano ha assoldato dieci influencer per andare a Gaza e "dimostrare" che la carestia del popolo palestinese non esiste. Tra i partecipanti c'è Xaviaer DuRousseau, influencer repubblicano conservatore che pubblica video con bancali di cibo: «Israele non è la ragione per cui molti palestinesi muoiono di fame».
Dall'altra parte, nella Gaza blindata ai giornalisti internazionali, la guerra viene raccontata dai reporter gazawi seguiti da milioni di follower. La prima a portare gli orrori della Striscia su Instagram e TikTok è Plestia Alaqad, 23 anni, quattro milioni di follower, oggi scappata in Australia.
In Russia spicca Semyon Pegov, noto come WarGonzo, che segue il conflitto embedded con le forze speciali. Racconta di laboratori Nato per armi chimiche a Mariupol e di aver perso una gamba per una mina antiuomo, ricresciuta «come la coda di una lucertola». Gli ucraini rispondono con soldati-influencer come Alex Hook, che dal Donbass si fa riprendere mentre balla sui Nirvana.
Il ritardo della sinistra
La sinistra americana si muove in ritardo in questo campo. Difficile contrastare i toni forti e provocatori dei podcaster di destra che, grazie agli algoritmi, riescono a spopolare sui social. Alcuni podcaster democratici appaiono troppo pacati per essere efficaci.
Bernie Sanders, 84 anni, partecipa a uno streaming su Twitch con content creator che parlano dalle loro camerette: «Very cringe». C'è anche Hasan Picker, descritto dal New York Times come «una mente progressista in un corpo fatto per la manosfera» - streamer trentatreenne muscoloso e amante delle armi considerato un «Joe Rogan di sinistra».
L'ambiguità tra informazione e marketing politico si manifesta anche nel salto di YouTuber come il cipriota Fidias Panayiotou, che diventa europarlamentare a 23 anni confessando di non aver mai votato in vita sua. L'intelligenza artificiale complica ulteriormente il panorama, confondendo i confini tra realtà e finzione.
Le democrazie si sono accorte in ritardo del potere dei content creator, e la morte di Kirk rappresenta il primo segnale d'allarme per coglierne l'importanza in un'era dove la politica si fa sempre più attraverso gli schermi dei nostri telefoni.
Fonti utilizzate: "Corriere della Sera"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.